Dolce Attesa
Cima Nord dei Feruch, Monti del Sole
parete nord est
450 mt VIII A2 R3
Diego Toigo, Francesco Fent, Alberto Maschio
27/28 luglio – 28/29 settembre 2017
Ormai da qualche anno ogni volta che passavo per la Muda nell’ennesimo andar per monti l’occhio mi cascava sempre sulla bella parete della nord dei Feruch, illuminata dal primo sole della mattina anche nei mesi più freddi. Quella veloce immagine mattutina ha scatenato la curiosità di andare a vedere quella parete che domina la val Pegolera e così mi informo un po’ e vedo che ci sono solo due vie, una Bee-Miotto a sinistra degli strapiombi e una di Pier Verri a Aldo De Zordi a destra, in mezzo campo libero, interessante… a novembre del 2016 decido di fare una ricognizione convincendo la mia signora a fare una “passeggiatina” e così in tre orette e mezza di bel sentiero selvarego tra boschi antichi e esili cenge siamo alla base della parete.
Sui grigi la roccia sembra fantastica, gli strapiombi gialli sembrano da subito una bella legna, ma forse si riesce a passare. Passano i mesi e sogno la linea studiando le foto, primo obiettivo trovare i soci.
Coinvolgo Albi e Francesco “el bocia” nel progetto, la squadra è fatta ma non è facile trovare due giorni in cui siam tutti liberi e il tempo sia quello giusto, soltanto a fine luglio arriva il momento, tutti e tre liberi e il caldo torrido da un po’ di tregua, si va!! Si unisce alla brigata il buon Jurello di Montalcino, un folletto del Mazarol che ci aiuta a portare su il materiale e sarà il nostro angelo del campo base.
Arranchiamo su per il sentiero, tirando il fiato ci togliamo qualche zecca, il caldo e gli zaini si fanno sentire ma siamo determinati e la voglia di metter mano finalmente su quella linea mitiga un po’ la fatica. In tre ore e mezza siamo alla base, posto magico con addirittura delle belle pozze d’acqua e un buon posto da bivacco, riprendiamo fiato, studiamo la linea e finalmente attacchiamo, i primi quattro bei tiri di placche grigie articolate ci portano sotto la fascia strapiombante, e qui si comincia a far sul serio. Attacco una bella fessura grigia in mezzo a una mare di gialli incredibilmente compatti, la roccia è bellissima e si riesce a proteggere con chiodi e friends, sono le otto di sera quando dopo un bel traverso su un placca gialla a buchi riesco a arrivare in sosta, per oggi va bene così. Con quattro doppie torniamo alla base ed è fantastico trovare Juri col fuoco acceso e un bel risotto pronto. Ripensiamo alla giornata con un’ottima bottiglia di Cannonau e poi dentro i sacchi a guardare il cielo stellato, pensando ai tiri che ci aspettano domani e a chi sta aspettando a casa.
La mattina il sole ci sveglia e dopo il caffè ritorniamo in azione, ripercorriamo veloci i tiri del giorno prima e siamo di nuovo sull’ultima sosta, appesi in mezzo agli strapiombi gialli. Guardiamo il tiro che ci aspetta senza tante parole, sappiamo tutti e tre che sarà la chiave della via. Parto per una fessurina giallo/grigia che lascia entrare qualche friendino, mollo giù i blocchi instabili e poi la fessura finisce. Cerco di metter giù un chiodo o qualcosa ma niente, troppo compatto e troppo duro per continuare in libera. Senza troppi patemi metto il primo spit, poi proseguo qualche metro, ma ancora non si riesce a metter altro. Piazzo il cliff e via di secondo spit, poi avanti qualche metro, trovo un bel clessidrino, altro friend e altro spit. Saranno due ore che sono su sto tiro, son cotto e chiedo il cambio. Mi faccio calare in sosta e parte Francesco, risale fino all’ultimo spit e poi parte in artif sui friend dentro i buchi, “grande Bocia”!! Ormai son quattro ore che siam su sto tiro, anche la giornata di ieri si fa sentire e dobbiamo tornare giù, tempo scaduto.
Passano due mesi in cui continuo a avere in testa quella linea, voglio finirla entro quest’anno e non rimane molto tempo, i primi di settembre il tempo è brutto, poi migliora ma non riusciamo ad avere tutti e tre due giorni liberi. Cerchiamo di incastrare le giornate ma è impossibile coincidere, poi arriva una super alta pressione e bisogna andare, Albi non riesce proprio a scappare dal lavoro, io per tutto ottobre so che sarò impegnato e mi sento che potrebbe essere l’ultima occasione per quest’anno. Torneremo su io e Francesco. Partiamo col buio ma stavolta è più fresco e saliamo più rapidi, in tre ore siamo ancora all’attacco dove ritroviamo la bottiglia di cannonau incastrata nella fessura, segnavia perfetto! La bella notizia è che le corde che avevamo lasciato dentro una grotta ci sono ancora, la brutta è che sono fradicie. Il sole non arriva più fino alla base e sui primi tiri il freddo si fa sentire e ci rallenta un po’, ma alle nove siamo alla sosta sotto l’ultimo tiro del tentativo precedente, tocca a Francesco che parte deciso e come il miglior Jim Bridwell sale sui friend senza timore e riesce a fare una buona sosta, lo raggiungo il più velocemente possibile, il tiro oggi è bagnato e non si può provare la libera ma sicuramente è bello impegnativo. Riparto su per una bellissima placca a buchi compattissima, l’arrampicata è entusiasmante e finalmente raggiungo una fessura che ci porta fuori dal tratto chiave. Ancora un tiro lungo su bellissime placche grigie e siamo sulla cengia che ci eravamo posti come obiettivo per bivaccare, sono le sette! Giusto il tempo di metterci “comodi” e poi arriva la notte. Mangiamo qualcosa stanchi ma felicissimi, ormai manca solo il pilastro d’uscita. La mattina ripartiamo col sole che scalda la roccia, un tetto nero fessurato è la chiave per superare una lunga fascia di strapiombi bianchi friabili, sopra la roccia è fantastica. Seguo una linea di fessure e poi una piccola cengia ci porta sotto il grande tetto del pilastro. Con un ultimo tiro spettacolare sbuchiamo in cima, la “dolce attesa” è finita. Dalla cima la vista spazia dalle Pale di San Lucano al Civetta, la giornata è stupenda e al sole si sta bene, ma dobbiamo scendere. Iniziamo le doppie e subito le corde si incastrano, giusto per farmi rifare l’ultimo bellissimo tiro!! Poi per fortuna le doppie scorrono lisce e in due ore siamo di nuovo alla base, mancano ancora due ore per tornare a valle, ma l’adrenalina è alle stelle e la voglia di una bella birra alla Stanga è più forte della stanchezza. La “Dolce Attesa” è finita, adesso manca solo la libera del tiro chiave, e a quella ci penserà Albi e poi via libera alle ripetizioni, perchè anche se l’avvicinamento non è proprio breve, la fatica sarà ripagata da una bella via su roccia sempre bellissima, le protezioni e le soste che abbiamo lasciato sono sufficienti per ripetere la via godendosi la bellezza dell’arrampicata. Provare per credere!!!