Via “I tempi cambiano”

Pubblicato il Pubblicato in Le nostre vie, Relazione

 

Sass de Mura, parete sud

“Via i tempi cambiano”

700 mt, ED VII+/A3

aperta nei giorni 3 giugno e 2 luglio 2017 da Diego Toigo, Lorenzo Corso e Patrick Gasperini

 

Arriva il ponte del 2 giugno e finalmente sia io che il Lorenz abbiamo due giorni liberi, bisogna approfittarne. I progetti come sempre sono tanti, ci starebbe un bel vione con bivacco nella valle dei sogni sulle Pale di San Lucano, ma dobbiamo fare i conti con la solita instabilità meteorologica, sono previsti temporali di calore che ci obbligano a pensare a un piano B. A quel punto tiro la sassata: “perchè non proviamo a aprire una via sulla sud del Sass de Mura, c’è una bella linea che ho in testa già da qualche anno”. Lorenzo è subito entusiasta dell’idea di provare a aprire sulla nostra montagna di casa, deciso si va! A completare la squadra si aggiunge anche il Patrick, un buon cinghiale di razza tesina!! tre per questo tipo di vie è il numero perfetto.

 

Sabato 3 luglio partiamo presto dalla val Noana e alle 9 siam sul troi dei Caserin, proprio sotto la sud, la giornata è super e la voglia di metter mani sulla croda è tanta. Mentre rifiatiamo studiamo la linea di salita, il punto chiave appare subito l’uscita sulla banca sud, che sembra sbarrata da una fascia di tetti gialli dove l’unico punto debole potrebbe essere una sottile colata nera. Risaliamo il canale che porta alla base della parete  e dopo aver superato le prime facili balze rocciose arriviamo dove la parete inizia ad impennarsi. Sulla destra vediamo il grande camino della Diretta Sud aperta nel 1970 da Giulio De Bortoli, Ennio Conz e Cesare Levis, a sinistra c’è la linea di diedri aperta da Manolo, in mezzo c’è il nostro campo di gioco.

Nella prima parte la roccia richiede un po’ di delicatezza, Lorenzo apre le danze  attaccando una fessurina nel tratto dove la roccia sembra più sana, sale una decina di metri e trova un vecchio chiodo, evidentemente anche i “veci” erano passati di là. Saliamo due tiri su terreno facile sino alla seconda grande cengia e vediamo i chiodi della Diretta proseguire verso il grande diedro superiore, mentre sopra di noi delle belle placche gialle e grigie ci dovrebbero portare sotto gli strapiombi. Lorenz si spara un altro bel tiro, la roccia delicata e la difficile chiodatura mantengono alta la concentrazione e piano piano continuiamo a guadagnar metri. Tocca a Patrick prendere la testa della cordata ed è davvero bravo a risolvere altri due bei tiri di placca che ci portano sotto la fascia gialla, arrivo in sosta e diamo un’occhiata sulla linea de percorrere, la roccia gialla sopra di noi si rompe solo a guardarla, ma dieci metri più a sinistra vedo un tettino con una bella fessura larga dove ci sta perfetto un numero 3 BD, staffo il friend e vado a prendere la fessurina gialla sopra il tetto, poi un passetto difficile in traverso mi riporta su roccia grigia più compatta, riesco a fare una buona sosta giusto sotto la colata nera che scende tra i tetti, inizio a studiarla mentre recupero i compagni, sarà una bella legna penso subito e anche i miei soci non sono molto fiduciosi: siamo sotto una pancia nera di una decina di metri senza l’ombra di una fessura per chiodare. Lorenzo ridendo mi dice: “volevi la colata nera, tutta tua!!”

 

 

Salgo i primi metri e riesco a mettere un buon chiodo per proteggere la sosta, sopra di me il primo strapiombetto dove non trovo ne tacche o buchi per salire nè fessure per chiodare, dopo vari tentativi un chiodo entra a metà in un buchetto, sembra tenere, mi appendo e cerco di chiodare sopra, riesco a piazzare un altro chiodo  e guadagno un metro e da lì in poi la placca si presenta troppo compatta per mettere qualsiasi protezione, il tempo passa e inizia anche a piovere, la motivazione inizia a calare e la beffa della ritirata a tre metri dalla fessura risolutiva inizia a essere sempre più reale. Caricato dai miei soci tento ancora una volta, lascio il chiodo salgo dei passi in libera e arrivo a una buona tacca, di chiodare non se ne parla quindi sfodero il cliff e mi tiro su più alto possibile, mi manca un passo per arrivare alla fessura, riesco a piazzare ancora un chiodino, lo tiro e sono sulla manetta, è fatta!! Un urlo per scaricare la tensione, proseguo per la fessura e finalmente sono in sosta, che ingaggio mentale sto tiro. Nel frattempo ha smesso di piovere e con altro bel tiro siamo sulla banca sud, per oggi siam contenti così. Scendiamo veloci dalla banca sud e giù per i cadin di Neva e in un’oretta siamo al Boz da Daniele e la Ginetta che ci fanno la solita super accoglienza, divoriamo un piatto Boz e alcune medie e poi scendiamo a valle, stanchi ma soddisfatti.

Passa un mese e il 2 luglio finalmente siamo ancora tutti e tre liberi e il tempo è buono anche se ha piovuto tutto il giorno prima, altra scarpinata e stavolta torniamo direttamente alla banca sud, gli obiettivi della giornata sono chiari: calarsi sul tiro chiave per cercare di sistemare la chiodatura per provare il tiro in libera e poi finire la parte alta della via fino in cima. Ci caliamo fino alla colata nera che è fradicia, impossibile provare la libera oggi, inizio a guardare i chiodi ai quali mi ero appeso artificialando e cerco di testarli e sistemarli, sono abbastanza precari, uno con due martellate fa esplodere la fessurina e vien via, così decidiamo di commettere l’atto impuro: piazziamo due spit in modo da poter provare la libera un po’ più sicuri la prossima volta, risaliamo sulle corde fino alla cengia pensando già alle polemiche che quei due spit solleveranno, ma l’alpinismo si sa è fatto anche di questo.

Riparte Lorenzo e proseguiamo verso la cima e con quattro bei tiri dal carattere classico arriviamo in cima, “I tempi cambiano” è conclusa, una stretta di mano, qualche foto da giargiana e la firma sul libro di vetta e poi giù verso la birra del Boz.